Foto di Chauncer
Siamo in affanno, davanti a noi c’è sempre un tizio che corre a gambe levate “il tempo“.
“Il tempo è denaro“; “il tempo e la marea non aspetta nessuno“; “rimandare a domani ruba tempo”.
Scadenze incombenti, il tempo che manca, tante cose da fare senza il tempo sufficiente per farle, nemmeno lontanamente bastano otto ore.
Questi affanni non sembrano darci pace; proprio quando pensiamo di essere arrivati in vetta, tutto ricomincia daccapo la mattina seguente.
Ma perché è sempre così?
Classica conversazione genitori-figli: una delle esortazioni più comuni, anche nella famiglia più organizzata, sono: “Sbrigati!”(oppure “Su, Emma muoviti!”, o “Presto, Luca!). Se ascoltiamo e contiamo, resteremmo stupiti di quante volte ,in una giornata, ci rivolgiamo a chi ci è accanto con una esortazione del genere.
Il tempo, in quanto tale, non è colpevole dei nostri affanni, lo è il nostro atteggiamento verso il tempo, la nostra percezione del tempo: in altre parole, è la nostra mente, e non gli orologi, che materializza l’angoscia del tempo.
Eppure, a volte, quell’attimo di tempo diventa infinito: “Quel tenero abbraccio“; “Quel dolce sorriso” “Quegli occhi prfondi-languidi-atemporali”; ” Quel leggero soffio tra i capelli”; ” Il ricordo delle labbra di mamma nel pronunciare ….Il tempo di rubarti un bacio!“
Ti è piaciuto questo articolo?
Sono contento, perché ci metto passione in ciò che faccio!
Se tu sei come me, che ne dici di condividere il mio blog con i tuoi amici su fb? (il pulsante lo trovi qui sotto)
Forse potrebbe interessare anche a loro!